L’economia, la guerra, l’incertezza e lo spettro dell’inflazione

L’inversione della curva dei rendimenti e lo spettro di una nuova recessione.
La volatilità e l’incertezza regnano sovrane tra i mercati, che da settimane sono in fibrillazione per l’incertezza riguardo la guerra in Ucraina, l’aumento dell’inflazione, i lockdown in Cina e i rialzi dei tassi da parte della Fed, che partiranno a maggio con una stretta aggressiva di 0,5 punti percentuali. L’alta instabilità del quadro macroeconomico ha generato, di recente, l’inversione della curva dei rendimenti. Questa rappresenta la relazione tra la durata di uno strumento finanziario e il suo rendimento. Più propriamente la curva misura la divergenza tra i rendimenti delle obbligazioni a lunga e a breve scadenza. Per gli investitori statunitensi la specifica curva è il grafico dei rendimenti dei Treasury Bill a 2 e a 10 anni.
Da anni gli studi teorici hanno consolidato che, in una tipica curva dei rendimenti, i tassi di interesse a lungo termine sono più elevati rispetto alle scadenze brevi e, quindi, le obbligazioni a più lunga scadenza tenderanno ad avere rendimenti più elevati per compensare i maggiori rischi legati all’acquisto di tali titoli, che sono più incerti dal momento che non si conosce cosà accadrà in futuro. Semplificando: maggiore è l’incertezza, e dunque il rischio, più alto è il rendimento richiesto. Al contempo, quando la curva dei rendimenti è piatta, i rendimenti a breve e lungo termine sono simili. L’inversione della curva comporta, invece, un incremento dei rendimenti a breve che superano quelli a lungo termine; ciò significa che c’è più rischio a investire in un’obbligazione nel breve periodo (e per questo viene remunerata di più) rispetto a un’altra nel lungo periodo. In altri termini c’è più timore nel breve che nel lungo termine e ciò è accaduto storicamente prima dei periodi di recessione economica. L’inversione della curva ha preceduto le ultime otto recessioni negli Stati Uniti avvenute dal 1955. Secondo la Federal Reserve Bank of San Francisco, queste si sono verificate tra circa 6 e 24 mesi dopo l’inversione della curva dei rendimenti dei Treasury a 2 e 10 anni. “La curva si è invertita – sostiene Fabrizio Quirighetti, Chief Investment Officer di Decalia – perché gli investitori temono che la Fed corra il rischio di sacrificare la crescita per domare le pressioni inflazionistiche.” In sintesi, dunque, l’inversione della curva può verificarsi quando i mercati temono una fase di depressione del ciclo economico.
Inoltre, vanno tenuti in considerazione gli effetti recessivi dell’inversione della curva sulle banche, le cui attività sono incentrate sulla raccolta a breve attraverso i depositi dei correntisti e l’erogazione dei prestiti a lungo termine per finanziare imprese e risparmiatori. Nel momento in cui i rendimenti a breve superano quelli a lunga scadenza, le banche pagheranno i depositi nel breve in misura maggiore, e incasseranno meno nel lungo termine attraverso i prestiti elargiti.
Anche analizzando altri indicatori la situazione non sembra più rosea. L’indice Ism manifatturiero, un rapporto di ricerca sull’andamento del settore manifatturiero negli Stati Uniti, mostra una forte differenza tra i nuovi ordini e le scorte di magazzino: queste ultime sono in aumento, mentre i nuovi ordini diminuiscono per via delle crescenti incertezze geopolitiche ed economiche legate alla guerra in Ucraina e alle pressioni inflazionistiche.
Ciononostante è opportuno precisare che nessuna stima può prevedere o calcolare il futuro con accuratezza. La curva invertita è un campanello d’allarme che non va sottovalutato, dati i precedenti storici. Tuttavia questa recessione non è inevitabile, ma dipenderà principalmente dal prosieguo della guerra e da come la Fed gestirà la stretta quantitativa negli Usa. Homo faber fortunae suae.

Gianmarco Accardo

L'ora di Economia

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