Enrico Ferri, il loden verde, la curiosità e la grande disponibilità
Enrico Ferri era una persona per bene. Un magistrato d’altri tempi, un cultore del diritto, innamorato e curioso delle diversità, puntualmente incline ad aiutare il prossimo, soprattutto se più debole.
L’ho conosciuto a metà degli anni 80 quando io, segretario nazionale dei giovani socialdemocratici, lo incontravo per discutere di diritti civili. Animava una importante sessione di studi giuridici che si teneva proprio a Pontremoli.
La sua Pontremoli, amata in modo viscerale, mai ho conosciuto una incarnazione così profonda di un uomo con la propria terra.
Me lo ritrovai pochi anni dopo Ministro dei Lavori Pubblici proprio per il Psdi ed ebbi il privilegio di collaborare con lui.
Unico, instancabile, intellettualmente vivace e sempre prodigo di consigli.
E poi le battaglie nel partito.
Da lui ho imparato il rigore della responsabilità, il rispetto per gli altri, il dovere dell’ascolto.
Non smetterò mai di ricordare una mattina, di buon ora, lo raggiunsi a casa a Roma. Mi sembrava stanco, stonato, addirittura distratto. Dopo due ore di discussione mi confessò vedo male forse stamane ho sbagliato ed ho inforcato gli occhiali di Camilla… Questo era Enrico Ferri: schiettezza e semplicità disarmanti!
Io ed i ragazzi di allora ricordiamo il suo loden verde, la sua curiosità, la grande disponibilità.
Da parlamentare ho continuato a godere della sua amicizia, dei suoi consigli, spesso anche d’estate lo incrociavo in Versilia.
A Filippo, Iacopo, Cosimo e Camilla vanno le mie condoglianze sentite ed il grazie per quanto, il loro grande papà, ha fatto per quelli che come me erano giovani, socialisti, democratici, liberali ed innamorati della politica.
Politico – medico – scrittore