La Cisternina di Saviano: è del Comune di Napoli ma resta la vergogna del Nolano
Giornalista
Ricettacolo di rifiuti. E non solo. Ruderi, infissi divelti, topi e randagi. Abbandonato al suo destino da anni. Tanti, troppi. E per il quale il Comune di Napoli paga sessanta mila euro tra Imu e Tari a quello di Saviano. Alla faccia del default.
Il complesso
È la Cisternina, il complesso residenziale di proprietà del Comune di Napoli, del valore di 4 milioni, che si estende su una superficie di decine di migliaia di metri quadrati ubicato nel territorio di Saviano. Le palazzine sono un affronto al rispetto che si dovrebbe avere per un patrimonio che costa decine di migliaia all’anno di soldi pubblici. Undici edifici, 138 appartamenti, giardini e cantine. Quel che resta sono scheletri di cemento, infissi divelti, muri scrostati, macerie. E rifiuti. Tanti. Un pugno nello stomaco.
Il villaggio della Preistoria
L’affronto al villaggio preistorico di Nola che si trova di fronte e che, se fosse fruibile, potrebbe essere il simbolo del riscatto di un territorio che vuole scommettere sulle proprie radici e sulla cultura. Ma tant’è, ormai da trent’anni.
Il Comune di Napoli vorrebbe vendere. La Cisternina nel 2019 è anche stata messa all’asta ma la gara è andata deserta. Ovvio. Troppo malandata, troppo malmessa. La relazione del valutatore scoraggerebbe anche il più temerario degli investitori. Nessuna conformità alle norme antisismiche, barriere architettoniche a iosa, finiture e servizi vandalizzati. Ciliegina sulla torta, l’assenza delle fogne. Bisognerebbe allacciarsi alla rete pubblica ma, come evidenzia il tecnico, ci si trova a un livello superiore rispetto al parco e sarebbe necessario un impianto di sollevamento.
I protocolli al vento
E dire che esiste un protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione, dalle amministrazioni comunali di Napoli e Saviano e dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per fare della Cisternina un centro di ricerca sui rischi ambientali. Era il 2001, in piena emergenza rifiuti. Non se ne fece nulla. Eppure il Comune di Napoli aveva concesso in comodato d’uso, per 25 anni, il complesso alla Regione. Furono anche stanziate le risorse che il Cipe aveva messo a disposizione dell’assessorato all’Università e alla Ricerca scientifica. I rischi ambientali continuano ad essere ben rappresentati dal degrado che imperversa dentro quel recinto con le inferriate arrugginite. Uno strano destino per un complesso che il Comune di Napoli acquistò dall’Immobiliare Cisternina (anche se al catasto quella società risulta ancora proprietaria). Erano gli anni del post-terremoto del 1980 e a Saviano, dentro quelle case senza fogne ci finirono gli sfollati napoletani. Decine e decine di famiglie che via via furono costrette ad abbandonare anche quegli appartamenti e quel luogo invivibile.
Il sindaco di Saviano firmò una raffica di ordinanze di sgombero per gravi carenze igienico-sanitarie e il parco si svuotò. Qualche clochard ne approfittò per ripararsi nelle notti di freddo, ma soprattutto ne abusarono tutti coloro che avevano rifiuti scomodi di cui liberarsi. Nel 2003, il Comune di Napoli pensò di trasferire alla Cisternina i rom. Duecento persone avrebbero dovuto trovare ricovero nelle roulotte. Furono portati a Saviano di notte per evitare problemi di ordine pubblico. Non servì, perché si scatenò la sommossa e i pullman dovettero tornare indietro.
Da allora è stato un susseguirsi di diffide e sequestri. Negli anni si è tentato anche di ripulire ma invano. Nessuna speranza, se non quella che si faccia avanti qualcuno per comprare.
Chi compra?
Difficile, e non solo per i costi. Le norme rispetto a 40 anni fa sono cambiate e la Cisternina sorge, tra l’altro, a ridosso dell’autostrada Caserta-Salerno. Il potenziale centro per la prevenzione dei rischi ambientali continuerà ad essere un monumento. Un esempio di come non dovrebbe essere gestito il patrimonio pubblico.
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