L’app Immuni distruggerà il Covid-19 o la privacy?
Avvocato – Segretario A.N.F. Nola – Sindacato Avvocati
La pandemia sta svegliando l’Italia dal torpore tecnologico in cui si trova ed il contratto sociale-digitale tra singoli individui, giganti del web e governi sta cambiando sotto i nostri occhi. Ciò che ora viene accettato per superare l’emergenza sanitaria potrebbe presto diventare la normalità, a causa del furbo e diabolico schema semplicistico della contropartita: se rinunci a parte della tua privacy avrai un servizio migliore o, in questo caso, supererai l’emergenza sanitaria!
L’Applicazione per iOS ed Android “Immuni”, sviluppata dall’italiana Bending Spoons, è l’app scelta dal Governo chemapperà il contagio ed i contagiati da Covid-19, attraverso il contact tracing – via Bluetooth – dei soggetti risultati positivi al virus, nella c.d. Fase 2. Ad oggi, non risulta chiara l’effettiva utilità, chi traccerà i nostri dati e per quanto tempo.
Per dare risultati attendibili e considerare efficace lo strumento di tracciamento, l’app dovrà essere installata sul 60% degli smartphone della popolazione. Ma in uno scenario in cui i tamponi non vengono fatti a tutti, nemmeno a quei soggetti che presentano i sintomi del corona virus, come si può condividere l’eventuale contagio, se il nostro stato di salute è sconosciuto a noi stessi?
Le stesse linee guida pubblicate dal Comitato dei Garanti Europei in data 21 aprile 2020, chiariscono che l’introduzione dell’app dovrà far parte di un approccio sistemico applicato alla contrazione del virus e facente parte di una strategia di sanità pubblica nella quale devono essere presenti altri strumenti, come i test diagnostici e la tracciabilità manuale dei contatti per eliminare i casi dubbi.
Il Governo italiano, che ha deciso di eliminare la precedente obbligatorietà dell’app a favore della scelta volontaria del download, dovrà rendere Immuni open source, allo scopo di essere convincente, deve, cioè, dare la possibilità non solo ad esperti, ma ai cittadini tutti di analizzare e vagliare in che misura la privacy e la sicurezza delle informazioni sono assicurate.
Sono tanti gli interrogativi relativi a questa applicazione che mancano di risposte adeguate. Probabilmente l’errore è a monte. Al Presidente del Garante della Privacy, Antonello Soro, è stata sottoposta l’app successivamente alla scelta della stessa. Il Governo ha ben pensato che bastasse la nuova task force di “super esperti”, evitando, invece, di interloquire con l’Authority del settore, il Presidente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali, autorità amministrativa indipendente italiana, si ricorda, istituita nel 1996 per assicurare la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e il rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali.
Infine, cosa accadrà quando il contact tracing non sarà più necessario? Dato che il database centralizzato è una miniera d’oro per tanti, il Governo italiano ha predisposto una policy per il decommissioning del sistema Immuni e del database e le notifiche a ciascun destinatario (come il sistema sanitario nazionale) cui sono trasmessi i dati personali?
Si parla sempre più di intelligenza artificiale (AI), fonti autorevoli inducono a pensare che se la sanità fosse stata digitale, molto probabilmente combattere la pandemia sarebbe stato più facile. Quindi, non c’è dubbio che il sistema di tracciamento dei contagi ed il monitoraggio dei contatti aiuterà ad uscire dall’emergenza epidemiologica, lo stesso GDPR non ostacola un uso innovativo dei dati personali in un’emergenza di sanità pubblica, purché vengano applicati i principi di trasparenza, equità e proporzionalità.
Il problema, infatti, non è la tecnologia, ma l’uso che se ne fa. Ogni cosa comporta dei rischi, l’importante è esserne consapevoli e valutare se il prezzo che paghiamo (meno privacy) è adeguato a quanto riceviamo in cambio.
Avvocato – Segretario A.N.F. Nola – Sindacato Avvocati