Emergenza idrica, siccità ed il Sud abbandonato
Oggi ricorre la giornata mondiale dell’acqua.
Proverò a non esprimere opinioni, ma ad elencare un po’ di dati utili.
L’Istat ci dice che il 42,4 % dell’acqua delle nostre reti idriche si perde.
In Europa sono 17 su 29 i paesi colpiti da siccità.
La siccità si misura con un indice ben specifico che valuta le precipitazioni, il grado di umidità del terreno e le esposizioni ai raggi solari (Openpolis).
Siccità ed alluvioni sono due facce della stessa medaglia che si alimentano: la siccità rende fragile e più esposto un territorio alle precipitazioni alluvionali.
L’Italia è il Paese che ha l’indice di siccità più basso (alta criticità quindi!) d’Europa (Openpolis).
Questo inverno è stato più caldo di quello precedente del 14%.
Le precipitazioni, in Italia, rispetto alla prima metà del secolo scorso sono diminuite di 104 millimetri (Ispra).
Si recupera solo l’11% dell’acqua piovana (Anbi).
Con questi numeri da bollettino di guerra ci sarebbe da dedicare un’attenzione massima ad una vicenda cruciale per la vita delle nostre imprese, per l’esistenza delle nostre aziende agricole e per la stessa vita civile di famiglie e comunità.
Il governo nazionale ha nominato anche un commissario speciale per il contrasto alla siccità (oramai un commissario non si nega a nessuno) dal cognome evocativo: Dell’Acqua. E lui, nel segno del “
Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo”
ha sollecitato il Ministero delle Infrastrutture a pubblicare un nuovo bando che ha avuto richieste per circa 13,5 miliardi ed il cui esito è ancora in “Mente Dei”.
Mi piace ricordare che il governo Draghi aveva attivato le procedure per l’attivazione del tavolo istituzionale del Contratto istituzionale di sviluppo “Acqua bene comune” già il 21 luglio del 2022, suggerendo da subito una prima copertura di 500 milioni di euro a valere sul Fondo di sviluppo e coesione 21-27, un miliardo dal fondo di perequazione infrastrutturale ed ulteriori 500 milioni da rimodulazioni da Psc fondi 14-20, con un riparto 80 sud e 20 nord.
Il CIS registrò un successo di partecipazione ed a settembre del 2022 furono raccolte 3721 proposte da 1324 enti competenti per un fabbisogno complessivo di 25 miliardi.
Le proposte erano dotate di una progettazione esecutiva per una cifra di circa 5 miliardi e mezzo, per il 36% i progetti erano tra i 2 ed i 5,5 milioni (immediatamente cantierabili anche per le dimensioni) e riguardavano per il 22% trasporto e distribuzione, per il 62% uso civile e per il 24% uso agricolo.
Il timing previsto prevedeva la sottoscrizione il 30 gennaio 2023, l’alberatura nel sistema monitoraggio Bdu-teorico il 15 marzo 2023 e l’avvio dei lavori il 1º aprile del 2023.
Insomma se il governo avesse dato semplicemente continuità al lavoro dell’esecutivo precedenteavremmo già talune opere in via di ultimazioni e tutti i cantieri comunque aperti, ma tant’è.
Voglio escludere che questa opera di distruzione di quanto fatto dal governo Draghi abbia a che vedere col fatto che ad oggi le uniche opere finanziate dal commissario sono tutte ben lontane dal Mezzogiorno: 102 milioni per il Canale Regina Elena e diramatore Alto Novarese (Piemonte), il Lago d’Idro (Lombardia), l’adeguamento della barriera antisale alla Foce dell’Adige (Veneto), il Canale Emilia Romagna, l’interconnessione per il riutilizzo dell’Impianto di depurazione di Fregene (Lazio).
Politico – medico – scrittore