A Cimitile gli attivisti dei 5 stelle rompono gli indugi: pronti a sostenere il progetto di “Uniti con prima Cimitile” dell’ex sindaco Di Palma
Facciamo in modo che le prossime amministrative rappresentino l’occasione per un rilancio della nostra città. Con questa premessa abbiamo accolto con grande interesse, l’invito lanciato dal dott. Francesco Di Palma. Siamo pronti a contribuire, qualora ci fossero le condizioni, alla nascita di un progetto politico condiviso. L’impegno nasce da chi, in un modo o nell’altro, ha Cimitile nella propria storia. Poco importa quale sia la ragione. Ma c’è un elemento che ci accomuna tutti: per noi Cimitile è affetto e futuro. Il punto di partenza non può che essere l’analisi sullo stato di salute in cui versa la città in questo momento. Su questo aspetto c’è un’ampia convergenza nel ritenere che forse mai, perlomeno negli ultimi anni, avevamo conosciuto un degrado così profondo. Una crisi che è sia sociale che politica e che deriva dal generale crollo di credibilità di quest’ultima, da un sentimento comune di sfiducia se non di disprezzo. Cimitile inoltre, sconta gli effetti di una malattia atavica che ha contagiato gran parte dei “protagonisti” della politica locale, un incomprensibile sentimento di astiosità che ha profondamente minato negli anni rapporti politici e talvolta umani di intere generazioni che si è avviluppata attorno al proprio destino e non ha mai pensato seriamente al suo superamento, a quel ricambio generazionale da tutti invocato e mai realizzato. Quest’ultimi oggi, sono in difficoltà, senza una prospettiva chiara, un progetto di lunga durata, vantando un credito ed un ruolo di rappresentanza che non gli riconosce quasi più nessuno. In questa ultima legislatura si è consumato l’epilogo di questo processo di logoramento. Del tutto normale dunque che la gente comune, gli uomini di buon senso, i cittadini per bene in queste condizioni tendano a star lontano dalla politica e dai partiti a cui attribuiscono la responsabilità di ogni nefandezza. Così pian piano è cresciuta nella città una pulsione al disimpegno. Questa forza minacciosa che si muove nella pancia del nostro popolo, produce una energia negativa che induce alla rassegnazione e non concede nulla alla speranza. Bisogna a tutti i costi cercare di convertire questa energia negativa in una spinta positiva, nella voglia corale di riscatto, nella volontà della comunità di riprendersi in mano il proprio destino, di assumersi collegialmente responsabilità e impegno per cercare insieme di risalire la china. Bisogna ad ogni costo ritrovare quel moto forte di partecipazione popolare partire dall’associazionismo, dal volontariato sociale, dal mondo ecclesiale, dalla scuola, dalle forze di rappresentanza sociale, dal mondo del lavoro. Solo attraverso una straordinaria mobilitazione Cimitile potrà riscattarsi dal giogo di potere che la imprigiona da decenni. Ebbene questa città, che si è come ritirata in séstessa, deve ritrovare il suo protagonismo nella vita pubblica, deve tornare a far sentire forte la sua voce e deve dare la scossa ad una politica sorda e dormiente. O succede questo oppure qualunque azione di partiti e movimenti non riuscirà mai a risollevare le sorti di questo paese. Per questo crediamo che sia necessaria una fase di destrutturazione, di discontinuità, di profondo cambiamento, in cui siano superati i vincoli di appartenenza per costruire insieme una sorta di civica alleanza per un’amministrazione stabile e duratura. Naturalmente non si chiede a nessuno di rinunciare o negare la propria identità politica, si chiede solo di anteporvi, temporaneamente, l’interesse della città, dopo ognuno ritroverà il suo alveo naturale e le posizioni si ricomporranno. Vi è infine la necessità, largamente avvertita, di investire di più sui giovani che sono, come già detto, l’anello più debole e la più grande risorsa che abbiamo, ma bisogna andarli a cercare, ascoltarli, ridargli fiducia e speranza ma soprattutto bisogna affidargli ruoli e responsabilità all’interno della politica, della società, del mondo del lavoro ecc. Vogliamo investire sulla parte migliore di questa città, sottraendoci al balletto disperato della nomenclatura di rito, provando a ragionare sui temi, provando a costruire un fronte che, all’insegna della discontinuità metta in campo un progetto di città che sappia tenere insieme speranza, riscatto, cura degli ultimi e futuro. Queste ci sembrano possano essere alcune delle direttrici politiche su cui si può articolare una discussione, si può imbastire un progetto di cambiamento e si può infine redigere un programma di governo su cui ci spenderemo, in uno spirito di assoluta collegialità, a partire dalle prossime settimane.
[Riceviamo e pubblichiamo]