Nuova stagione letteraria per la poetessa irpina Assunta Sánzani Panza. I dettagli
La nuova stagione di Assunta Sánzarie Panza sta sorprendendo veramente tutti. La poetessa irpina con il suo “Lux Nova et vetera” ha inaugurato la sua seconda stagione passando dall’io lirico alla esplorazione di nuovi territori espressivi. Scritti che appaiano come un vertiginoso susseguirsi di emblemi amalgamati dalla quasi totale assenza di punteggiatura. Questo grazie anche, e soprattutto, all’incontro con il critico e scrittore professore Gualberto Alvino. La stessa poetessa ci conferma il cambiamento. “Attraverso lunghe e proficue conversazioni con il professor Gualberto Alvino ho molto arricchito il mio bagaglio culturale: ho dato libero sfogo alla mia immaginazione, ho dipinto onde di pensieri, combinando bene i colori per non creare approssimazione e topoi; ho lasciato che i miei occhi e la mia mente viaggiassero esterrefatti e assorbissero quanto di più affascinante fosse possibile”, dice Assunta Sánzari Panza. Che aggiunge: ” ricordo in particolare un moto d’estasi inafferrabile quando lui mi raccontò del suo incontro con Ungaretti. La mimica gestuale accompagnava i suoi racconti così come già lo stesso poeta di cui mi accingo a parlare faceva: le mani si contorcevano, le dita esprimevano già da sé concetti che solo una mente raffinata e fantasiosa può fare, una mente libera, affrancata dal naturale mondo sistemico in cui spesso si è avviluppati.
Gualberto mi raccontava che all’età di 15 anni si recò dal grande poeta con un fascio di poesie da sottoporgli. Ungaretti lo guardò con l’amorevole attenzione di un nonno verso il nipotino, ma al tempo stesso con uno sguardo che diceva: “Non aspettarti indulgenza solo per la tua giovane età”.
Il ragazzo attendeva con ansia il verdetto, che non arrivava. I fogli volavano via uno dopo l’altro e finivano nel fuoco. Il giovane osservava la scena come se si trattasse di un film, occhi smarriti, attesa spasmodica di una parola, solo una. Quando il poeta giunse all’ultimo foglio ne ritagliò un rettangolino e glielo consegnò dicendo: “Se capisci il motivo per cui ho salvato questo verso, continua pure a scrivere; altrimenti, appendi la penna al chiodo”. Il giovane Gualberto tacque, lo salutò e andò via disperato. Il giorno dopo e i successivi meditò su quel ritaglio e compose una poesia, certo che fosse quella la giusta intuizione. Si recò, dunque, di nuovo dal gran vecchio, il quale disse: “Vedo con piacere che hai compreso”. Tra i due nacque una bella amicizia che durò un anno, poiché Ungaretti morì di lì a poco”. La poetessa continua il suo lavoro e presto è attesa la pubblicazione di nuove poesie.