Si era suicidato perchè vittima di estorsione da parte di un clan: 5 soggetti in manette
Aveva deciso di farla finita con minacce e vessazioni, stanco di pagare tassi usurai per onorare i prestiti di danaro ricevuti. Un suicidio quello di Giuseppe Giuliani, imprenditore attivo nel settore del commercio e dello smaltimento di materiali metallici, il cui cadavere era stato trovato in un opificio in stato di abbandono a Giugliano in Campania nel luglio del 2018, che non aveva convinto i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Giugliano.
Le indagini degli investigatori hanno infatti svelato che l’uomo si era suicidato perché vittima di usura ed estorsione da parte di individui legati al clan Ferrara-Cacciapuoti di Villaricca (NA).
Così stamani, a seguito di articolate indagini, agenti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Polizia dello Stato di Giugliano-Villaricca hanno dato esecuzione a 5 ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP di Napoli su richiesta della locale D.D.A.A finire in manette sono stati Emilio Chianese, Francesco Ferrara, detto Francolone, Antonio Sarracino, alias mezza recchia, Francesco Maglione detto Didò, e Vincenzo Barbarisi, già Appuntato Scelto dell’Arma dei Carabinieri ora in quiescenza, detenuto, tutti gravemente indiziati dei reati di estorsione ed usura aggravati dal metodo mafioso. Indagini partite subito dopo il decesso di Giuseppe Giuliani e che hanno permesso di documentare come l’imprenditore avrebbe pagato somme estorsive anche per l’esecuzione di lavori di smaltimento dei veicoli del Consorzio Unico di Bacino per le Province di Napoli e Caserta. Per corrispondere le richieste estorsive, si sarebbe poi indebitato con soggetti indicati dal clan stesso, dietro corresponsione di tassi usurai anche superiori al 15 % mensile.
E davanti alla mancanza di una via di uscita, decise di suicidarsi
Giornalista